Balcani, il miele e il sangue
Balcani, il miele e il sangue, questo, secondo un'antica leggenda ottomana, sarebbe il significato del nome della penisola montuosa che si estende incastonata tra il Mar Adriatico e il Danubio. Verità o leggenda? Difficile dirlo certo è che, senza dover scomodare l'eponimia, il dualismo della dolcezza e della tragedia, del miele e del sangue appunto, è quanto mai pulsante e presente nella regione. Lo si comprende in ogni singola pietra, in ogni chilometro di strada, in ogni campanile e in ogni minareto che compone il mosaico dell'ex Yugoslavia. Da Slavonski Brod a Banja Luka, da Srebrenica a Sarajevo, da Novi Pazar a Belgrado, da un lato sono manifeste le ferite, mai divenute cicatrici, della tragedia che qui si è consumata soltanto trent'anni fa, parallelamente però si incontrano, in tutta la penisola, anche uomini e donne che anziché esser divenuti vittime di professione hanno deciso di invertire la rotta, di non votarsi all'impresa del rancore ma di allungare le mani per dare e non per chiedere. Fahrudin Kuchuk, classe 1958, nel 1992 perse la propria figlia Aida di cinque anni a causa di una scheggia di mortaio che la colpiì mentre stava dormendo nella sua casa di Sarajevo. Da quel momento l'intellettuale bosniaco ha deciso di dedicare il suo genio, il suo talento e la sua vita unicamente ai bambini. Nel suo studio, affacciato sulla Milijacka, il torrente che bagna la capitale della Bosnia, racconta che le sue fiabe cercano di riparare la fantasia dalle brutture della realtà e scrive per ogni bambino della sua terra, bosniaco, croato, serbo, musulmano, ortodosso e cattolico. Persino il linguaggio adottato é un grammelot balcanico creato perchè nessun piccolo lettore possa sentirsi escluso o identificarsi in un personaggio piuttosto che in un altro. E mentre i venti di guerra dall'Ucraina incombono minacciosi sulla penisola balcanica facendo riaffiorare simboli inclementi e parole d'ordine di un passato mai archiviato, Fahrudin Kucuk si commiata dal suo studio recitando Gianni Rodari e ricordandoci come: ''il mondo sarebbe bellissimo, se ci fossero solo i bambini a sbagliare''.