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Dazi: probabili conseguenze per l'economia locale

Al di là di considerazioni di altra natura, la proposta statunitense di introdurre dazi del 25% anche nei confronti dell'Europa, preoccupa e non poco.
In merito, un recente lavoro della Confcommercio Imprese di Milano, Lodi, Monza e Brianza, traccia un quadro interessante della situazione attuale e di quali potrebbero essere le eventuali conseguenze per il territorio.
Da una prima disamina emerge come, nel periodo gennaio/settembre 2024, gli Usa in termini di export siano stati il 2°partner commerciale per la Città Metropolitana di Milano con oltre 4,4 miliardi ,il 4° per Monza Brianza (785 milioni), occupando invece solo il decimo posto nei rapporti con Lodi (poco più di 58 milioni pari a un modesto 1,2% dell'export lodigiano totale).
I principali prodotti esportati da Milano e Monza Brianza riguardano apparecchiature e macchinari, mentre il Lodigiano esporta prevalentemente prodotti chimici e alimentari.
L'import statunitense relativamente a Milano e Monza Brianza riguarda prevalentemente prodotti chimici mentre il Lodigiano importa prevalentemente prodotti alimentari(2,62 ml) e agricoli(1 ml).
A fronte di questi dati, oltre il 60% delle imprese intervistate che effettuano soltanto export o contemporaneamente export e import verso l'altro lato dell'Oceano, ritiene che l'applicazione di queste misure possa influenzarne negativamente l'attività.
La percentuale si riduce al 40% tra coloro che effettuano esclusivamente import.
A fronte di queste previsioni, tra le misure per risolvere eventuali e quasi certe criticità, ne prevalgono due: l'aumento dei prezzi e la diversificazione dei mercati.
Ma la prima, qualora adottata, porterebbe con se il germe negativo, di una pressoché certa ripresa dell'inflazione, ormai data per scontata da molti, con le conseguenze del caso.
Al contrario, la seconda, attuabile con il libero scambio e con accordi commerciali tra le parti in causa (esempio: accordo UE-Mercosur) oltre a rappresentare una valida alternativa è anche l'occasione per aprire la nostra economia verso mercati e piazze sino ad oggi considerati secondari o poco conosciuti.

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