Disco verde a Lodi Città 30: quale futuro?
Da circa una settimana, Lodi, dopo Bologna e Olbia, è diventata la terza “Città 30” in Italia.
Il Comune ha dato via libera all'istituzione di 22 zone cittadine in cui il limite di velocità verrà abbassato a 30 chilometri orari al posto degli usuali 50.
L'iniziativa, che si rivolge a un totale di 400 strade urbane, collocate principalmente nei pressi di scuole e parchi, non entra in contrasto con la normativa prevista dal Ministero dei Trasporti che prevede. “l'imposizione generalizzata dei limiti di velocità eccessivamente ridotti potrebbe causare intralcio alla circolazione e risultare pregiudizievole sotto il profilo ambientale”, in quanto è in linea comunque con le deroghe previste dallo stesso MIT per strade con specifiche caratteristiche, tra le quali: assenza di marciapiedi, restringimenti stradali, intenso movimento pedonale e pendenze.
Obiettivi: aumentare la sicurezza stradale in una città che ogni anno registra una media di 200 incidenti stradali, con 120 feriti, e migliorare la sostenibilità ambientale di un territorio tra i più inquinati dell'intera Pianura Padana e di riflesso di tutto il Paese.
Ma andando oltre alle aspettative, è opportuno anche considerare la realtà.
Lodi è la quarta città lombarda per numero di veicoli per chilometro quadrato urbanizzato (4.054) con una media decisamente superiore sia a quella del Nord Italia che a quella nazionale e questo può sicuramente incidere anche sulle più rosee aspettative. L'istituzione delle 22 zone sarà graduale, giustamente per dar modo alla cittadinanza di interagire con la nuova realtà, il che, però può significare che in attesa dei tempi di attuazione, e con un traffico urbano così intenso e in costante crescita, il provvedimento passi in secondo piano. A questo punto, “ai posteri l'ardua sentenza”.