Un anno, il 2020, che ha rivoluzionato le vite di tutti
Un anno, il 2020, che ha rivoluzionato le vite di tutti. Partendo dai giorni di lockdown arrivando all'estate, alle vacanze, al momento in cui ognuno ha cercato un modo per riappropriarsi dei propri spazi, della propria tranquillità, del diritto, connaturato nella parola ferie, di tirare il fiato dalle problematiche di ogni giorno. Ma come celebrare la pausa da scuola e lavoro in un anno di pandemia? Ecco che in molti hanno trovato nei lunghi cammini immersi nella natura, zaino in spalla e scarponi da trekking ai piedi, la risposta a questa incognita. E' stato infatti questo l'anno dei camminatori, sarà stato per contrappasso ai mesi di confinamento in casa oppure per fede personale, impossibile dare una risposta univoca, certo è che mai come quest'anno i sentieri delle Alpi e degli Appennini si sono arricchiti della presenza di amanti del trekking e dei pellegrinaggi. Basta guardare i dati forniti dalla casa editrice Terre di Mezzo per rendersi conto di come gli italiani, quest'anno si siano riscoperti un popolo di grandi camminatori: 17.092 sono stati coloro che hanno percorso la via Francigena, 7352 quelli che hanno percorso il cammino di San Francesco, 3800 la Via degli Dei che collega Bologna a Firenze e poi in 2106 hanno affrontato il cammino di San Benedetto che, ripercorrendo le tappe della vita del santo patrono d'Europa collega Norcia a Montecassino in un itinerario di oltre 300km attraverso i monti Sibillini, Reatini, Sabini, Lucretili, Simbruini ed Ernici. Salite, discese, natura incontaminata e matrona, zaini pesanti e vesciche, solitudine e immensa fatica: è questa, forse, la radiografia più veritiera e immediata di cosa racchiude in concreto un cammino di giorni se non settimane in montagna. Ma proprio in quest'ultimo aspetto sta forse la ricerca del perché in così tanti hanno oggi ricercato la via del cammino e della perseveranza nel completarlo: nel sacrifico, nella fatica, nell'appagamento nello stringere i denti e non rialzarsi sui pedali anche quando le pendenze inviterebbero a farlo. Soffrire faticare e farcela, è stato questo lo spirito delle migliaia di italiani, giovani e non solo, in gruppo e in solitaria, che hanno marciato sui sentieri d'Italia per scoprire, oltre alle bellezze di un Paese ferito ma non abbattuto, la determinazione e la perseveranza personale e collettiva: autentici antidoti e vaccini a fatalismo e rassegnazione. Tappa dopo tappa, un piede davanti all'altro, tutti coloro che hanno camminato quest'estate hanno avuto soddisfazione e stupore, a fine giornata, nell'incontrare porte di case e di osterie aperte, piatti pieni e tetti sotto cui ripararsi e la speranza, maturatasi in fiducia giorno dopo giorno, di sapere che si è in tanti, molti, ad essere capaci e volenterosi di faticare e di aiutare. Un viaggio unico, silenzioso, lento che ha permesso di conoscere e scovare le bellezze di un Paese che nei suoi borghi, nelle sue città e nelle storie dei suoi cittadini ha vivo e ferreo quel desiderio di riparare il domani dai torti dell'oggi e che non accetta la resa difronte alla salita, neppure quando questa è silenziosa, ostinata e aggressiva come un virus.